Il consorzio di organizzazioni euro-mediterranee guidato da Anima Investment Network ha lanciato lo scorso 18 aprile il Programma "Invest in Med" con l’obiettivo di incoraggiare gli investimenti europei nell’area e di rendere più solide le relazioni delle imprese delle due sponde del Mediterraneo. Il Presidente di Anima Investment Network (organizzazione multilaterale per lo sviluppo dell’economia del Mediterraneo, riunisce una quarantina di agenzie governative) che dirige il consorzio, ha avuto modo di sottolineare come negli anni passati “l’Unione Europea si sia principalmente rivolta ad Est: vicino, Paesi dei Balcani, e lontano, India e Cina; ignorando così completamente le potenzialità formidabili rappresentate dai Paesi del Sud del Mediterraneo: popolazioni dinamiche, mercati in forte crescita situati allo stesso fuso orario dell’Europa. L’obiettivo di Invest in Med è quello di aiutare le imprese Europee e del Mediterraneo ad approfittare di questa potenzialità”. Del Consorzio, oltre ad Anima Investment Network fanno parte le seguenti organizzazioni: Eurochambres (Associazione delle Camere di Commercio della UE); ASCAME (Associazione delle Camere di Commercio e dell'Industria del Mediterraneo); BusinessMed (Associazione delle Confederazioni imprenditoriali mediterranee); UNIDO (Agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale) e GTZ GmbH (Organizzazione tedesca per la cooperazione tecnica). IL PROGRAMMA – Il programma “Invest in Med”, si inserisce all’interno del più ampio strumento comunitario per la promozione della politica di vicinato dell’Unione Europea ENPI (European Neighbourhood Partnership Instrument), di cui abbiamo già parlato nelle pagine di questa rubrica, avendo lo stesso sostituito dal 2007 i programmi MEDA e TACIS (rispettivamente rivolti ai Paesi del Mediterraneo e ai paesi dell’ex Unione Sovietica). “Invest in Med" avrà una durata di 36 mesi e coinvolgerà i 27 Stati membri UE e i 9 partner meridionali della Politica di Vicinato (PEV): Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, l'Autorità palestinese, Siria e Tunisia. La dotazione finanziaria del programma ammonta a 12 milioni di euro ed è cofinanziato dalla Commissione Europea (per il 75% – 9 milioni di euro).
RAPPORTI UE-MEDITERRANEO – Il partnerariato euro-mediterraneo ufficialmente inaugurato con il processo di Barcellona nel 1995 e finalizzato alla creazione di una Free Trade Area (zona di libero scambio mediterranea) nel 2010 ha favorito gli scambi commerciali tra l’Europa e i Paesi del Sud del Mediterraneo. I numeri parlano chiaro e fanno registrare sia nell’import che nell’export il segno positivo: dal 2000 al 2006 le esportazioni tra il Mediterraneo e l’Unione Europea sono cresciute in media del 10% (in particolare l’Algeria e l’Egitto, il 17%, ma anche Tunisia, Siria e Giordania). Le importazioni del Sud del Mediterraneo dall’UE a 27 sono ugualmente aumentate ma in misura inferiore (4% tra il 2000 e 2006).
ACCORDO DI AGADIR – Lo scorso 8 aprile si è tenuto a Bruxelles il primo Forum sugli investimenti nei Paesi aderenti all’Accordo di Agadir siglato nel 2004 da Marocco, Tunisia, Egitto e Giordania e divenuto effettivo nel marzo 2007: l’Accordo ha creato la prima zona di libero scambio nel Mediterraneo (conta 120.000 milioni di consumatori). In particolare l’Egitto, come afferma l’ICE, sta diventando un “hub per il commercio tra il mondo arabo e il mercato europeo, soprattutto per l’effetto cumulativo dell’efficacia dell’Accordo di Agadir e dell’Accordo di Associazione con l’UE”. L'UE rappresenta quasi l'80% degli scambi commerciali del Marocco o della Tunisia e più del 50% dell'Egitto. I Paesi beneficiano del sistema del cumulo delle regole d’origine, pertanto anche i beni prodotti con pezzi e materiali provenienti da uno o più Paesi partner, possono essere esportati in EU alle medesime condizioni, favorendo così le economie di scala.