Nel precedente articolo avevamo sottolineato come la cartolarizzazione, più che un’operazione di “finanziamento” può essere definita una tecnica finanziaria “strutturata” che consente di ottenere in anticipo i flussi di cassa futuri attesi ricavabili dalla liquidazione di attività patrimoniali (incasso di crediti, vendita di immobili, etc).
LA REGOLAMENTAZIONE DEL FENOMENO IN ITALIA – LA LEGGE 130/99 – La regolamentazione del fenomeno in Italia discende dalla Legge 30 aprile 1999 n.130, che fu accolta favorevolmente dagli operatori, in quanto colmava un’importante lacuna del sistema finanziario italiano.Con l’entrata in vigore della legge in questione infatti è diventato possibile effettuare un’operazione di cartolarizzazione, economizzando sui costi di struttura(si è detto che le prime pionieristiche operazioni italiane facevano ricorso a società – veicolo estere) e potendo optare, con riferimento alla tecnica da adottare, tra il modello anglosassone e quello francese.
IL MODELLO ANGLOSASSONE E QUELLO FRANCESE – Il primo permette la costituzione di uno SPV dotato di personalità giuridica per acquisire crediti dalla società cedente le ABSs, mentre il secondo realizza l’operazione mediante la costituzione da parte di una società di gestione e di una società depositaria di un fondo comune a hoc, privo di personalità giuridica, abilitato ad acquistare determinati tipi di crediti ed ad emettere titoli a fronte di essi.
LE STRUTTURE OPERATIVE – Le opzioni sulla proprietà degli assets ceduti – La cartolarizzazione è una tecnica di finanziamento poco standardizzata, la cui realizzazione ha portato alla creazione di svariate strutture operative, riconducibili ad altrettante tipologie d’ABS. Ciò comporta che vengano coinvolti svariati soggetti economici, con differenti ruoli. La dottrina è in ogni modo concorde nel delineare tre strutture fondamentali:la struttura pass-through; la struttura pay-trough;l’asset backed bond structure.Volendo operare un elementare distinguo tra le suddette strutture, si può affermare che esse si differenziano precipuamente con riferimento a due variabili:la proprietà degli attivi smobilizzati, che, a seconda dei casi, può essere dell’emittente o degli investitori finali;le modalità dei pagamenti effettuati agli investitori finali.
LE PRINCIPALI OPERAZIONI REALIZZATE IN ITALIA – Le operazioni di cartolarizzazione in Italia sono state realizzate a partire dal 1990 (op. CITiFIN per i crediti al consumo) e, sino al 1998, sono state altalenanti come frequenza. Con l’entrata in vigore della Legge130/99, invece, il mercato italiano si è distinto come uno dei più dinamici sulla scena internazionale.
LE GRANDI IMPRESE E LE SOCIETÀ CALCISTICHE – Prima di quell’anno, però, importanti attori della scena economica nazionale si erano cimentati con questa tecnica. Tra questi segnaliamo Olivetti ( 1994: crediti commerciali per 300 milioni USD), Parmalat ( 1995: crediti commerciali), Finmeccanica ( 1996: crediti da rimborsi nucleari, per 355 milioni USD), Findomestic(1998: crediti al consumo, per 600 miliardi ITL) e Fiorentina e Lazio ( futuri incassi da partite) e Parma (che ha cartolarizzato i diritti televisivi di Stream, in epoca più recente).Infine, per il mondo dello spettacolo, ricordiamo la cartolarizzazione dei dei diritti cinematografici, promossa dal Gruppo Cecchi Gori nel 1998.
LE BANCHE E LO STATO – Tra le securitizations più significative vanno comunque annoverate quelle realizzate dalle banche e dallo Stato. Un po’ tutti gli operatori bancari hanno infatti usufruito delle opportunità messe a disposizione da questa tecnica, che nel caso specifico, consente loro di attuare contemporaneamente gli obiettivi del miglioramento degli indici di bilancio, dell’incremento del patrimonio libero e dell’upgrading della qualità del portafoglio crediti e della redditività aziendale( in Puglia, ad es., si rammentano le cartolarizzazione della B. Pop. Bari, della B. Pop. Puglia e Basilicata e della ex Banca del Salento, ora Banca 121).L’altro interlocutore che ormai costituisce uno dei protagonisti di questo mercato è lo Stato Italiano. Con le operazioni SCIP 1 e SCIP 2, infatti, il nostro Paese ha dato la stura alla più grossa operazione di cartolarizzazione mai realizzata in Europa. Le suddette cartolarizzazioni hanno risposto alla duplice esigenza di privatizzare il patrimonio immobiliare pubblico (anticipando i flussi monetari delle dismissioni) e di produrre efficienza per gli Enti Previdenziali che hanno convertito assets rischiosi e costosi a rendimento basso in depositi sicuri e remunerati a tassi di mercato.
GLI ENTI LOCALI E LE AUSL – Anche gli Enti pubblici e gli Enti locali, peraltro, stanno battendo questa strada, che consente loro di ottenere liquidità fresca in cambio di crediti, talvolta di difficile esigibilità Un esempio emblematico infine è costituito da alcune AUSL, che stanno cartolarizzando i crediti da prestazioni sanitarie. Da questa necessariamente breve disamina appare evidente come la tecnica analizzata costituisca un sistema remunerativo e sicuro per reperire liquidità in tempi abbastanza brevi da patrimoni e crediti che altrimenti non sarebbero in grado di assicurare grosse redditività. Starà alla bravura dello strutturatore e dei consulenti prescelti fare sì che quanto si attende il cliente/originator puntualmente abbia a realizzarsi.