Da ben due anni questa rubrica vede impegnati i componenti del nostro team – provenienti da diverse aree professionali – sul fronte della divulgazione di un tema fortemente d’attualità quale è quello dell’internazionalizzazione. L’obiettivo a cui tendiamo è quello di rendere fruibile un insieme di concetti che appartengono ad un sistema altamente tecnico, il mondo degli affari internazionali.
L’esigenza di affrontare la problematica in modo integrato e sotto i diversi aspetti tecnici nasce dalla circostanza che le PMI del Sud, spesso avulse dalle grandi realtà internazionali, quando sperimentano i primi approcci sui mercati esteri, si trovano costrette ad affrontare contemporaneamente tutte le fasi del commercio internazionale, dalla redazione dei contratti, alle procedure fiscali fino alle problematiche dei trasporti, delle dogane e dei pagamenti internazionali.
L’intento della nostro lavoro è quello di favorire una razionalizzazione delle strategie di fondo dell’internazionalizzazione, consentendo alle imprese di capire quale direzione percorrere, se andare a monte dei processi di produzione (de-localizzando o avvalendosi di sub-fornitori esteri)oppure a valle (aprendosi a nuovi mercati), e non dimenticando mai che lo sviluppo di ogni realtà aziendale è inscindibilmente legato alla promozione dell’innovazione tecnologica e alla protezione dell’originalità e della creatività del prodotto Made in Italy (tutela del patrimonio immateriale dell’impresa, ovvero marchi, brevetti, modelli, know-how etc.)
I NUOVI MERCATI – Come abbiamo avuto modo di affermare nell’ articolo precedente, si apriranno a breve per l’Unione Europea nuovi ed importanti scenari: il ruolo dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo si sta rivelando sempre più strategico per l’economia del Vecchio Continente , ed in special modo per quella italiana, vista anche la preferenziale posizione geografica di cui il nostro Paese naturalmente gode. Se l’attenzione è stata finora rivolta in modo quasi esclusivo all’area Balcanica e ai Paesi dell’Est, promuovendo in ogni modo le iniziative private ivi orientate, da qualche tempo le istituzioni (europea ma anche italiana) hanno cominciato a guardarsi intorno e a considerare la risorsa che per secoli è stata fonte di ricchezza e scambi per l’Europa, il Mar Mediterraneo. L’accordo che vede coinvolti l’UE e i 12 Paesi del MEDA (Tunisia, Marocco, Giordania, Algeria etc.) porterà a creare nel 2010 una delle zone di libero scambio (free trade area)più importanti e grandi al mondo, con 600-800 milioni di consumatori.Sono stati individuati, infatti, tre piani di intervento: la creazione di uno spazio comune di stabilità e pace, l’instaurazione di un’area di libero scambio attraverso un partnerariato economico e finanziario ed infine l’avvio di un processo di riavvicinamento tra le diverse culture per favorire l’integrazione tra le popolazioni.Come si può facilmente intuire il sistema portuale dell’intero Mediterraneo giocherà un ruolo strategico e la Puglia che già vanta nel suo territorio valide realtà portuali potrà accrescere il suo ruolo nell’area, solo se saprà dotarsi di politiche di sviluppo e razionalizzazione in grado di attrarre i flussi delle merci.IL MONDO DELLE PROFESSIONI – Il mondo delle professioni sta cambiando molto velocemente e nel giro di pochi anni anche al Sud l’integrazione tra professionisti rimarrà l’unica forma per rispondere in modo adeguato alle esigenze delle imprese, sempre più numerose a vocazione internazionale. La strategia è quindi quella di giocare d’anticipo, organizzarsi per tempo per non farsi ritrovare impreparati di fronte alle sfide che un’economia ormai globalizzata lancia ai professionisti e i consulenti d’azienda in genere.Uno studio professionale che fa della consulenza alle imprese la sua principale attività deve necessariamente contare sull’ausilio dei colleghi d’oltralpe e d’oltremare: le imprese del Sud, anche di medie dimensioni, che per la prima volta si affacciano sui mercati internazionali, siano essi di sbocco o di produzione, hanno la necessità di essere seguite in ogni passaggio del percorso che conduce “al debutto all’estero”, per non incorrere nel rischio di veder vanificati i loro sforzi o deluse le aspettative a causa di una errata o sproporzionata programmazione. Pertanto l’ausilio di prestigiose realtà professionali situate nei Paesi di riferimento diventa essenziale per assistere a 360° gradi l’impresa che ha deciso di internazionalizzarsi: l’approccio approssimativo e “da stranieri” alla legislazione di un Paese estero può diventare fatale in un progetto di de-localizzazione, la vendita sul mercato estero di prodotti non tutelati da marchi registrati o da brevetti depositati nello stesso può determinare la facile “clonazione” dei prodotti e la perdita del mercato considerato obiettivo. Accanto quindi alla indispensabile presenza del consulente italiano si trova l’imprescindibile apporto del corrispondente estero, che deve essere qualificato e possibilmente già conosciuto. Questa è la nuova frontiera delle professioni che chiama coloro che la esercitano ad offrire servizi a 360° che vanno dal diritto civile tout court, al fiscale interno ed internazionale, alla contrattualistica internazionale, al diritto della proprietà industriale etc. Solo attrezzandosi per tempo, lasciando da parte improvvisazione e approssimazione, e con le risorse adeguate, si riuscirà ad assistere in modo efficace le imprese del Sud che finalmente hanno deciso di raccogliere la “sfida internazionale”.