Il rapporto annuale elaborato dal SACE (società di assicurazione del credito partecipata al 100% dal ministero delle Finanze) fornisce una previsione dell’andamento dell’export italiano per settori e per i maggiori Paesi di destinazione per il periodo 2007-2011 (5 anni), oltre a fornire quest’anno un’analisi dei processi di internazionalizzazione realizzati dalle imprese negli ultimi venti anni e dei cambiamenti del contesto economico globale che ne hanno favorito lo sviluppo. I livelli record di crescita mondiale riguardano non solo i Paesi avanzati ma anche quelli emergenti: questi ultimi infatti hanno beneficiato dell’aumento del costo delle materie prime (specie energetiche) presenti all’interno del proprio territorio e dello spostamento delle produzioni da parte dei Paesi avanzati che li hanno eletti a meta privilegiata (realizzando il c.d. unbuilding, cioè la frammentazione della produzione, risultata modello vincente rispetto ai tradizionali approcci di internazionalizzazione).
I PROSSIMI CINQUE ANNI – Dopo anni di stallo, il 2006 ha fatto registrare ottimi livelli di crescita, l’espansione del PIL mondiale e del commercio internazionale dovrebbe proseguire, si prevedono aumenti del 5% circa, sia nel 2007 sia nel 2008. Il tasso di cambio nominale dell’euro nei confronti del dollaro dovrebbe mantenersi abbastanza alto, seppure su livelli inferiori a quelli attuali, almeno fino al 2009. I flussi internazionali di IDE in forte crescita nel 2006 hanno subito una decelerazione quest’anno e la faranno registrare anche nel 2008. A proposito di IDE il rapporto afferma che stiamo assistendo ad un cambio della tipologia, dagli investimenti c.d. greenfield – creazione ex novo all’estero di attività – si sta passando alle fusioni ed acquisizioni cross border).
IN ITALIA – Anche per il nostro export la ripresa è arrivata nel 2006, dato parzialmente confermato anche per la prima metà del 2007, mentre per la seconda parte ci sono lievi segnali di indebolimento. Dalle previsioni SACE la crescita delle vendite all’estero dovrebbe essere in valore di circa il 7,5% medio annuo nel periodo 2007-11 (contro un valore che era meno del 4% nel periodo 2002-2006). La crescita del nostro export è stata favorita non solo dalle positive condizioni della domanda internazionale ma anche dal miglioramento della competitività dei nostri prodotti non determinata dal prezzo, ma dall’innalzamento della qualità delle produzioni Made in Italy, quindi è consentito affermare che la crescita, oltre ad essere congiunturale, ha anche implicazioni di carattere strutturale. L’export italiano risulta essere molto concentrato sia a livello di mercati destinazione sia di settori: nel 2006, il 70% delle vendite all’estero è stato effettuato in Paesi europei, al di fuori dell’area UE si sono ottenuti ottimi risultati in tutti i mercati, con la Russia in testa, fatta eccezione di quelli nordamericani. I settori trainanti sono stati quelli dei prodotti minerari, dei metalli, della meccanica strumentale e dei mezzi di trasporto. I flussi di IDE in uscita dall’Italia sono risultati in crescita, ma non ancora in misura sufficiente (non siamo ai livelli di Regno Unito Francia, Germania e Spagna). Asia (Cina, India e Singapore in particolare) e America Latina (Messico in particolare) sono le aree geografiche a maggiore crescita per il nostro export. Il settore più dinamico sarà quello dei mezzi di trasporto, soprattutto nei mercati emergenti, grazie alla ripresa corrente nel settore dell’automobile e dal miglioramento nelle vendite oltre frontiera sia di navi sia di mezzi di trasporto aereo.