Si è aperta una stagione di fitte iniziative e intense attività promozionali per il “Made in Italy” – latu sensu inteso – in Giappone: dopo alcune perplessità, la splendida Annunciazione di Leonardo da Vinci dagli Uffizi è volata a Tokio dove resterà in esposizione per tre mesi, come punta di diamante della “Primavera Italiana” manifestazione promozionale che si terrà da marzo a giugno, con circa 250 eventi legati al Made in Italy, promossa ed organizzata dall’Ambasciata d’Italia a Tokyo in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, l’ICE, l’ENIT, la Conferenza delle Regioni, la Confindustria, la Fondazione Italia Giappone da parte italiana e l’Istituto Italiano di Cultura, la Banca d’Italia, la Camera di Commercio Italiana e l’Alitalia in Giappone. Tale iniziativa – ci informa la fondazione Italia Giappone – si propone di mobilitare e ravvivare l’attenzione del pubblico giapponese verso il nostro Paese, attraverso la presentazione della nostra cultura, arte, tradizione, creatività, arte del vivere, innovazione tecnologica e conoscenze scientifiche. Inoltre questi giorni si è tenuta la “Foodex Japan – International Food and Beverage Exhibition” giunta alla sua 32esima edizione (fiera di prodotti alimentari e bevande, con esclusione degli ortofrutticoli e delle carni suine preparate, di cui è vietata l’importazione in Giappone), alla quale hanno partecipato anche alcune aziende pugliesi grazie al supporto organizzativo e finanziario del Centro Regionale per il Commercio Estero della Puglia, in collaborazione con l’assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia. Inoltre, proprio a Bari si è tenuto il “Japanese Italy meeting” che ha messo a confronto operatori e amministratori pugliesi con esponenti nipponici sulle opportunità di collaborazioni commerciali e di scambi culturali e all’interno della menzionata “Primavera Italiana” a giugno ci sarà lo spazio dedicato alla Puglia con “Terrae d’Italia: sapori e piaceri by Puglia” (organizzata dalla Consultrade).
ECONOMIA GIAPPONESE: SCAMBI COMMERCIALI E IDE – Dagli studi dell’ICE si ha la conferma che anche nel 2006 è proseguita l’espansione economica del Paese, anzi meglio che “si e’ di fronte a una delle espansioni economiche temporalmente più protratte nella storia giapponese del secondo dopoguerra”, in altri termini si può dire conclusa la congiuntura sfavorevole che aveva attanagliato l’economia del Paese facendo registrare un trend negativo per ben sette anni. Particolarmente positivi sono i dati delle importazioni, grazie alla accresciuta domanda interna, che hanno compensato la contrazione delle esportazioni e l’abbassamento degli investimenti pubblici. Nel 2005 – i cui dati sono sostanzialmente confermati per il primo semestre del 2006 – i principali destinatari delle esportazioni giapponesi sono stati gli Stati Uniti, seguiti dalla Cina (compresa anche Hong Kong) che sta diventando oltre a fondamentale mercato di produzione anche mercato di sbocco dei prodotti nipponici, dalla Corea del Sud e da Taiwan. Per quanto invece riguarda la classifica dei Paesi fornitori troviamo al primo posto la Cina (soprattutto perché per più della metà si tratta di merci prodotte in Cina da aziende giapponesi), gli Stati Uniti, la Corea del Sud, l’Australia e Taiwan. Per quanto riguarda gli investimenti diretti giapponesi, nel 2005 il Nord America e’ risultato la destinazione principale, seguito dall’Unione Europea, dall’Asia (incluse Cina ed India).
ITALIA-GIAPPONE – Nel primo semestre 2006 le esportazioni italiane verso il Giappone sono aumentate (in realtà risultano aumentate in yen, ma essendosi svalutata la moneta, ciò non ha determinato di fatto un aumento del fatturato delle nostre imprese). Cosa esportiamo? Le lavorazioni in pelle, i prodotti farmaceutici, le macchine elettroniche, le plastiche, articoli in ferro e acciaio, etc.. Per il settore agro-alimentare un segno positivo è dato dalla ripresa della esportazione dei nostri vini, dall’aumento dell’esportazione dell’olio d’oliva, dalla ottima performance delle acque minerali e sorprendentemente dall’aumento delle esportazioni di formaggi, sempre più apprezzati dai consumatori nipponici (ad aprile l’ICE organizza a Tokio, nell’ambito del Programma Primavera Italiana 2007, una borsa dedicata ai formaggi italiani DOP E IGT). I prodotti di lusso connessi al sistema moda/persona trovano nel mercato nipponico un’eccezionale sbocco, esaltando l’immagine del Made in Italy, così come il successo della ristorazione italiana in Giappone (più di tremila ristoranti italiani nel Paese), non fanno altro che ampliare la conoscenza dei nostri prodotti agro-alimentari che, se ben collegati ad un territorio con marchi di provenienza e di indicazione geografica, sono in grado di promuoverne anche la vocazione turistica (l’Italia è la prima destinazione europea per i Giapponesi). Il lato debole dei nostri rapporti economici con il Giappone è dato dagli investimenti diretti italiani che, in termini di volumi, sono alquanto ridotti: la maggior parte sono rappresentati da filiali commerciali (si pensi alle case di moda italiane e a tutto il sistema moda-persona, gioielleria e arredamento), da investimenti immobiliari e dall’apertura di negozi monomarca. Le zone prescelte sono Tokio ed Osaka. Per quanto riguarda gli investimenti diretti giapponesi in Europa, essi sono tendenzialmente diretti in altri Paesi come UK e Paesi Bassi, l’Italia si colloca sotto la media come Paese destinatario di investimenti giapponesi che comunque sono concentrati nella meccanica e nel tessile oltre che in ambito commerciale (tra gli altri: veicoli su gomma, componentistica auto, ma anche elettronica, farmaceutica, prodotti per uffici etc. )
CONCLUSIONI – L’obiettivo della manifestazione “Primavera Italiana 2007” è certamente quello di consolidare e possibilmente accrescere la conoscenza del tradizionale “Made in Italy” in generale (design con moda, arredo, vetture, prodotti enoagroalimentari etc.), ma anche di sviluppare nuove sinergie in settori ad alto contenuto in ricerca e sviluppo, “rivalutando la nostra modernità, non disgiungendola tuttavia dalle nostre radici storico-culturali”.