In vista della riunione celebrativa per il 10° anniversario della Dichiarazione di Barcellona che si terrà il prossimo novembre proprio nella capitale catalana, la settima Conferenza Euro-Mediterranea tenutasi gli scorsi 30-31 maggio a Lussemburgo ha rappresentato una preziosa occasione per fare un bilancio di dieci anni di rapporti tra i Paesi membri e gli Stati che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo. Ma facciamo un salto indietro di dieci anni proprio per comprendere, seppur a grandi linee, cosa avvenne a Barcellona nel 1995.
LA CONFERENZA MINISTERIALE EUROMEDITERRANEA – BARCELLONA 1995 – La prima conferenza Euro-mediterranea dei ministri degli esteri dei Paesi membri, si tenne a Barcellona il 27-28 Novembre del 1995, dove venne inaugurato il c.d. Partnerariato Euro-Mediterrano, ovvero un ampio quadro di relazioni politiche, economiche e sociali tra gli Stati dell’Unione e i Partner dell’area del Sud Mediterraneo. L’allargamento dell’Unione ha fatto sì che due Paesi del Mediterraneo (Cipro e Malta) vi entrassero a far parte, quindi il Partnerariato comprende, ad oggi, 35 membri, di cui 25 appartenenti all’Unione europea e 10 partner del Mediterraneo (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Autorità Palestinese, Siria, Tunisia e Turchia). La Libia ha lo status di Paese osservatore dal 1999. Il processo di integrazione iniziato a Barcellona costituisce un’iniziativa unica e ambiziosa, che pone le basi per nuove relazioni e che rappresenta un punto di svolta per le relazioni dell’are mediterranea. Con la dichiarazione di Barcellona sottoscritta in quella sede dai Ministri degli Esteri dell’Unione Europea e dei Paesi del mediterraneo interessati, gli attori del processo di integrazione si sono prefissi tre principali obiettivi: la creazione di uno spazio comune di stabilità e pace, l’instaurazione di un’area di libero scambio attraverso un partnerariato economico e finanziario, ed infine l’avvio di un processo di avvicinamento tra le diverse culture per favorire l’integrazione tra le popolazioni dell’area interessata. A sostegno della realizzazione degli obiettivi indicati dall’accordo di partnerariato il principale strumento finanziario predisposto dall’Unione Europea è il progetto MEDA – I e II- (che ha destinato, dal 1995 al 2003, ben 5,458 milioni in programmi di co-operazione, progetti e altre attività di supporto). L’altra importante fonte di sostegno è rappresentata dalla Banca europea per gli Investimenti (BEI), destinata a finanziare progetti da realizzarsi nell’area in esame e per le finalità del partnerariato. Le modalità di intervento sono sia bilaterali (ovvero attività che l’UE intrattiene con i singoli Paesi interessati) sia regionali (ovvero azioni che riguardano più Paesi del Mediterraneo).
IL MEDITERRANEO, L’UE E L’ITALIA – Come è stato evidenziato nella conferenza del 30-31 Maggio 2005, in una economia sempre più globalizzata, l’Unione Europea rimane il principale partner del Paesi del Mediterraneo nello scambio di beni e servizi. Oltre il 50% del commercio estero dell’area mediterranea avviene con l’Unione Europea, e addirittura per alcuni Paesi il mercato europeo rappresenta lo sbocco per il 70% del loro export; oltre a considerare che i cittadini europei sono la stragrande maggioranza dei turisti nei Paesi Meda. Il ruolo, quindi, dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo diventa ogni giorno più strategico sul piano politico come sul piano economico: l’Italia in particolar modo, favorita dalla posizione naturale (con la Puglia definita “ponte verso l’Oriente”), ha visto intensificarsi negli ultimi anni i rapporti commerciali internazionali con i Paesi, registrando un aumento del 60% delle esportazioni verso i Paesi dell’area MEDA, ed in particolare verso Tunisia, Marocco, Turchia, Algeria e Siria. Il mercato sicuramente più dinamico ed interessante è quello turco: la Turchia – Paese che ha chiesto ufficialmente di entrare a far parte dell’Unione Europea, ma, come sappiamo, il cammino verso l’integrazione non sarà certo privo di ostacoli – rimane infatti il principale mercato di sbocco dei nostri prodotti, assorbe circa un quarto delle esportazioni italiane nell’area, dato questo in continua crescita.
VII CONFERENZA EURO-MEDITERRANEA: LE PROSPETTIVE PER L’ECONOMIA – Come abbiamo detto, le linee di intervento del partnerariato si collocano su diversi livelli – che vanno dall’integrazione sociale e culturale alla stabilità politica fino allo sviluppo economico – con l’obiettivo di creare nel 2010 nel Mediterraneo una zona di libero scambio. Ci soffermiamo sulle considerazioni emerse, nel corso dei lavori della Conferenza, proprio su quest’ultimo aspetto di sicura rilevanza per la crescita del nostro tessuto imprenditoriale. L’obiettivo dei Ministri, in vista della scadenza del 2010 – che, data l’imminenza, richiederà grandi sforzi per il raggiungimento di quanto prefissato – è quello di ridurre il gap ancora sussistente tra il Nord e il Sud del Mediterraneo, puntando su alcuni interventi ritenuti strategici: rafforzamento e armonizzazione dei sistemi legali dei Paesi MEDA, diversificazione dei settori produttivi, potenziamento qualitativo della forza lavoro, sviluppo di una rete euro-mediterranea di trasporti (sia tra UE e Paesi del Mediterraneo sia tra questi ultimi, sul tema si attende la conferenza ministeriale che si terrà a Marrakech a dicembre 2005 con la partecipazione della BEI), promozione dello sviluppo sostenibile etc.. I Ministri suggeriscono di elaborare una road–map che conduca alla creazione della free trade area, che preveda, tra le altre misure, la liberalizzazione dei servizi, la libertà di stabilimento, la liberalizzazione del commercio agricolo etc.; gli sforzi che si intendono promuovere per la creazione dello spazio di libero scambio sono anche rivolti ad incentivare la realizzazione degli IDE (investimenti diretti all’estero), ancora troppo lenti allo stato attuale, a detta dei Ministri, poiché scontano una diffusa mancanza di sicurezza dal punto di vista legale e gli eccessivi e farraginosi sistemi burocratici.