Anche nel ventunesimo secolo il fenomeno della pirateria che peraltro continua ad ispirare action movies americani di grande successo, risulta essere nella realtà dei trasporti marittimi di merci un grave problema: in alcune parti del mondo (Somalia, Nigeria, Bangladesh, Indonesia, Malesia etc), gli attacchi di pirateria alle navi che trasportano merci di ogni tipo lungo le rotte più frequentate sono in preoccupante aumento. Secondo il rapporto annuale reso noto qualche giorno fa della International Maritime Bureau (di seguito IBM), speciale divisione della Camera di Commercio Internazionale di Parigi (ICC) che si occupa di sondare lo stato di sicurezza dei mari, nel 2007 sono aumentati del 10% rispetto all’anno precedente gli attacchi di pirateria alle navi che eseguono trasporti marittimi. Detti attacchi, che costituiscono una forma di criminalità molto redditizia (furto di merci, carburante, richieste di riscatto etc), sono sempre meglio organizzati (effettuate con imbarcazioni veloci, armi pesanti, strumentazione tecnologica) e, aspetto preoccupante, sono risultati essere molto più violenti, anche con episodi di ferimento, uccisione e presa in ostaggio degli equipaggi.
LE ZONE CALDE – Come dicevamo le zone che stanno maggiormente accusando l’intensificarsi del fenomeno sono la Nigeria (specialmente la regione di Lagos e del Delta del Niger)e la Somalia, territori in cui si scontano i disordini politici e la mancanza di misure legislative atte e prevenire e/o reprimere detti fenomeni. Situazione sicuramente in via di miglioramento per Indonesia (che comunque conserva il triste primato per numeri di arrembaggi), Singapore e Malesia, i cui governi hanno siglato un accordo di collaborazione per garantire la sicurezza della navigazione che sta dando i primi risultati. Uno dei punti più critici per le navi adibite al trasporto di merci è proprio lo Stretto di Malacca dove si affacciano i citati tre Paesi, vi transitano migliaia di navi all’anno, ed è considerata una zona ad alto rischio anche per attentati terroristici, proprio per l’alto livello di interessi mondiali che vi si concentrano. Ma la situazione della Somalia appare la più preoccupante per l’aumento spropositato degli episodi, tanto che il presidente dell’IBM, affermando l’inaccettabilità della situazione, ha evidenziato che “i pirati in Somalia agiscono nell’impunità, sequestrando navi a centinaia di miglia dalla costa e chiedendo denaro per il riscatto di mezzi e uomini”. Si pensi che nel 2007 è stata assaltata anche una nave dell’ONU che trasportava cereali. Zona a rischio è anche il Bangladesh (con fenomeno in netta riduzione grazie al contrasto operato dal Governo). L’IBM, che ha la sua sede a Kuala Lumpur in Malesia, predispone ogni anno una cartina geografica del mondo con l’indicazione delle zone maggiormente a rischio (visionabile al seguente link www.icc-ccs.org/extra/display.php): balza subito agli occhi che è tutto il Sud del mondo ad essere interessato dal fenomeno, oltre le zone citate molto colpite sono anche l’America centrale e Latina, dove in pratica i controlli statali sono insufficienti. Già nei primi giorni del 2008 sono stati registrati i primi casi di attacchi. L’IBM sottolinea come sia importante segnalare allo stesso IBM e allo Stato di bandiera gli eventi criminosi per assicurare un pronto intervento.