Il cammino verso l’adesione di Romania e Bulgaria non è stato breve e scevro da intoppi, ma il traguardo di far ingresso nell’Unione Europea alla scadenza programmata, ossia dal 1° gennaio 2007, è stato raggiunto, non senza apprezzabili sforzi. Con il rapporto pubblicato lo scorso 26 settembre l’Unione Europea ha dato il via libera definitivo all’ingresso dei due Paesi. Ripercorrendo brevemente la storia, segnaliamo che la Bulgaria e la Romania hanno fatto domanda di ingresso nell’Unione Europea nel 1995, mentre i negoziati con l’Unione finalizzati all’ingresso sono iniziati solo nel febbraio del 2000. Nel 2002 il Consiglio Europeo annunciò che l’ingresso dei due Paesi sarebbe potuto avvenire dal 1° gennaio 2007, a condizione che sia la Bulgaria che la Romania avessero messo in atto tutti quegli strumenti per conseguire lo status di membro, adeguandosi ai criteri e agli standard europei. Il negoziato per entrambi i Paesi si è concluso nel dicembre 2004 e il trattato di accesso è stato siglato nell’aprile 2005. L’ultimo rapporto dell’Unione Europea pubblicato lo scorso maggio indicava ai due Paesi i miglioramenti da attuare nei settori rinvenuti critici (amministrazione della giustizia tra le priorità).
LE RELAZIONI CON L’ITALIA – Assisteremo a breve quindi al quinto allargamento dell’UE che costituirà uno spazio economico e geografico di dimensioni davvero ragguardevoli: si raggiungerà il mezzo miliardo di cittadini (di recente l’allargamento più consistente si era avuto il 1 maggio 2004 con l’ingresso di 10 nuovi Paesi). Rimandando l’esame di entrambi i sistema Paese a successivi articoli, possiamo dire che la prospettiva è molto interessante per l’Italia e per le nostre imprese che hanno intessuto ormai da diversi anni relazioni commerciali con gli operatori bulgari e romeni. In particolare, secondo dati ICE, al 30 novembre 2005, l’Italia confermava il suo primato di partner commerciale della Romania: occupava il primo posto nel volume totale degli scambi commerciali con il 17,16% (8.560,74 milioni di euro), di cui il primo posto all’export con il 19,42% (3.967,96 milioni di euro) ed all’import con 15,60% (4.592,78 milioni di euro), rappresentando un saldo di 625,82 milioni di euro. Per quanto riguarda la Bulgaria, l’Italia nel 2005 si è riconfermata primo Paese cliente (con continuo aumento delle esportazioni bulgare), seguita da Turchia e Germania, ed ha mantenuto la sua posizione di terzo fornitore, dopo Russia e Germania.
LE MISURE PER L’INGRESSO – L’Unione Europea nel suo rapporto pubblicato il 26 settembre mette in evidenza gli enormi progressi compiuti dai due Paesi in vari settori (ordinamento giudiziario, sicurezza alimentare, agricoltura etc), prevedendo al contempo, come risulta dal Trattato di adesione, una serie di misure di salvaguardia che impediranno ai due Paesi di entrare in conflitto con il sistema del mercato interno, dette appunto misure di accompagnamento, appunto. Le misure di salvaguardia sono tre e possono essere invocate fino a tre anni dopo la data di ingresso nell’UE (ma in alcuni casi possono essere prolungate): si tratta di una prima misura di salvaguardia economica di carattere generale idonea a fronteggiare le difficoltà generalmente legate a una forte e improvvisa pressione concorrenziale su un mercato di prodotti, pertanto vengono messi in atto quegli strumenti in grado di prevenire storture al sistema economico rivenienti proprio dall’ingresso nell’UE; la seconda è la c.d. misura di salvaguardia relativa al mercato interno che consente di intervenire ove le inefficienze dei sistemi Paese di Bulgaria e Romania si riverberassero al di fuori dei confini nazionali con riguardo alle quattro libertà (libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e delle persone), come anche nei settori dell’energia, dei trasporti, telecomunicazioni, salute etc. La terza misura riguarda la giustizia e gli affari interni applicabile in caso di carenze gravi nel recepimento o nell’attuazione delle norme UE relative al riconoscimento reciproco in materia penale o civile da parte di un nuovo Stato membro (ad esempio la misura può consentire temporaneamente agli altri Paesi membri di non riconoscere le decisioni emesse dalle autorità giudiziarie bulgare e romene in materia di insolvenza societaria, di diritto di famiglia, di mandato di arresto europeo etc.). Infatti proprio nell’ambito del sistema giudiziario sono stati compiuti molti progressi: in Bulgaria si è ridotta la corruzione, è in vigore un nuovo codice di procedura penale e presto sarà implementato quello di procedura civile, sono stati compiuti notevoli sforzi per la repressione della criminalità organizzata; anche in Romania si è intrapresa una seria campagna contro la corruzione diffusa purtroppo ad ogni livello, è in corso la revisione dei principali strumenti legislativi, ma l’Unione chiede al Paese una maggiore ed uniforme applicazione della legge. Il percorso quindi per entrambi i Paesi non può ancora propriamente definirsi compiuto. Inoltre, siccome i Paesi in questione saranno beneficiari di fondi strutturali europei e fondi destinati all’agricoltura, l’Unione Europea dovrà assicurare che tali fondi siano ben gestiti, ovvero che la Bulgaria e la Romania siano dotati di adeguati organismi di gestione e controllo (IACS – integrated administration and control systems), in assenza dei quali le procedure per l’erogazione dei fondi potrebbero subire rallentamenti. Infine l’Unione potrà vietare l’ingresso all’interno dei restanti Paesi membri di prodotti che non soddisfano i requisiti previsti dalla norme sanitarie, fitosanitarie e di sicurezza alimentare vigenti all’interno della Comunità.
IL FUTURO DELL’UE – I Paesi candidati sono Croazia, Turchia ed ex repubblica Yugoslava di Macedonia: mentre con i primi due Paesi i negoziati di adesione sono iniziati nell’ottobre 2005, con il terzo non sono ancora iniziati, avendo questo Paese ricevuto lo status di paese candidato solo nel dicembre 2005. Accanto a questi c’è un gruppo di altri Paesi, detti paesi potenziali candidati ovvero, Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia, compreso il Kosovo che sono in attesa di essere riconosciuti come Paesi candidati, tutto dipenderà dalla perseguimento degli obiettivi fissati dal processo di armonizzazione e stabilizzazione (Stabilisation and Association Process – PAS).