Il Ministero elabora e guida il progetto in collaborazione con l’ICE programmi sostegno alle nostre PMI in Russia (114) Le principali istituzioni finanziarie internazionali, il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale, così come anche l’OCSE condividono la stessa visione sul futuro della Federazione Russa: moderato ottimismo sulla situazione congiunturale e sulle future prospettive di crescita. E’ anche vero, che come emerge dal Rapporto Paese redatto in maniera congiunta dall’Ambasciata e Uffici ICE estero, la crescita dell’economia è fortemente legata e contestualmente penalizzata dalle debolezze strutturali, “costituite da un tessuto industriale poco diversificato ed eccessivamente basato sul comparto energetico e le altre materie prime, dall’immutata eccessiva dipendenza dai prezzi internazionali del petrolio e del gas”. Il ruolo delle piccole-medie industrie è marginale, prevalgono i monopoli di stato e i grandi gruppi industriali.
LA RUSSIA E IL RESTO DEL MONDO: IDE E COMMERCIO INTERNAZIONALE – Continuando la disamina del rapporto Paese Ambasciata/ICE si evince che la Russia è stato da sempre un Paese sostanzialmente chiuso al commercio internazionale e agli investimenti esteri sul proprio territorio. Ma la tendenza registrata negli ultimi due anni è quella di un crescente aumento della apertura della Federazione agli scambi commerciali internazionali, anche grazie alla stabilità politica perdurante negli ultimi anni e all’obiettivo di integrazione nell’economia mondiale che il Governo russo si è posto (ingresso nel WTO, accordi con l’Unione Europea etc.); diretta conseguenza di questi fattori sono stati il forte aumento dell’interscambio con il Resto del Mondo e la recente crescita degli investimenti stranieri.
E L’ITALIA? – I dati relativi all’interscambio Italia-Russia hanno registrato un incremento del 6% nel 2004 rispetto al 2003; siamo sostanzialmente importatori dei prodotti russi, costituiti per il 70% da gas e petrolio, data la forte dipendenza energetica dall’estero del nostro Paese. Tra i Paesi industrializzati l’Italia, nel 2003, è stato il secondo partner commerciale della Russia, mentre, sullo scenario economico internazionale complessivo, è sceso al quinto posto sorpassato dalla Cina (i cui prodotti contraffatti costituiscono una seria minaccia per il Made in Italy, tanto più che in Russia la normativa sulla proprietà intellettuale non appare adeguata e idonea a proteggere l’origine delle merci). Per quanto riguarda le esportazioni italiane in Russia, troviamo, in ordine di volume di esportazioni, macchine e apparecchi meccanici, prodotti tessili e abbigliamento, mobili, cuoio e prodotti in cuoio, macchine elettriche ed ottiche. Occorrerebbe puntare, per i prossimi anni, su altri settori tradizionali della nostra economia che potranno, se ben supportati da adeguate iniziative promozionali, registrare miglioramenti; il riferimento è al settore dell’enogastronomia, a quello delle attrezzature per la trasformazione alimentare, della moda e delle costruzioni. Mancano all’interno della Federazione Russa gruppi italiani nel settore della distribuzione, settore fondamentale per la penetrazione commerciale dei nostri prodotti (specie dell’agroalimentare), mentre sono già presenti i francesi, gli svedesi, i tedeschi etc.. Per rafforzare la nostra presenza in Russia, si dovrebbe avviare una politica di penetrazione commerciale più mirata, che non punti solo a conquistare le aree di Mosca e San Pietroburgo, ma si spinga a considerare altre zone meno conosciute, zone che stanno conoscendo un notevole sviluppo economico e che potrebbero rappresentare ottimi mercati di sbocco per i nostri prodotti, tanto più che il fascino esercitato del Made in Italy è da sempre riconosciuto dai consumatori russi come hanno confermato indagini demoscopiche condotte dall’ICE e dall’Istituto Piepoli. In aggiunta si dovrebbero favorire gli investimenti diretti all’interno del territorio, come già stanno facendo i nostri concorrenti.
LE INIZIATIVE – Come è facile intuire per affrontare con successo l’ingresso in un mercato così vasto e complesso, è indispensabile la guida e il supporto delle istituzioni private e pubbliche. Tra le prime citiamo senz’altro le istituzioni bancarie che, attraverso l’istituzione di filiali in loco, potrebbero fornire assistenza agli operatori commerciali italiani. Per quanto riguarda l’intervento del pubblico, segnaliamo interessanti iniziative governative: il ministero delle Attività produttive e l’ICE in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio hanno presentato “il programma straordinario di promozione del Made in Italy sul mercato russo 2005-2006”. Il programma ha individuato alcuni “contenitori” principali di attività: 1. campagna di comunicazione – siti “web” e banca dati regioni russe. 2. meccanica, beni strumentali seminari/workshop tecnologici (su aerospazio, itc, telecomunicazioni, bio e nanotecnologie, materiali innovativi, etc.), logistica, ambiente; 3. moda, persona, tempo libero; 4. abitare, design, tecnologie del restauro e recupero urbano; 5. agroalimentare e ristorazione; 6.forum fra imprese italiane e russe; 7. formazione; 8. iniziative in collaborazione con Enit; 9. iniziative culturali finalizzate alla promozione commerciale. Ma siccome l’approccio al mercato russo non deve essere esclusivamente promozionale e commerciale, o meglio deve esserlo unitamente, come abbiamo detto, a progetti di investimenti diretti, segnaliamo il “progetto italo russo per la creazione di distretti industriali in Russia”, elaborato e guidato dal Ministero Attività produttive – dipartimento per l’internazionalizzazione – e curato, per la assistenza in loco, dall’ICE. Il progetto, realizzato in stretta collaborazione con le autorità federali e regionali russe, intende condurre alla creazione di distretti industriali in Russia sul modello di quelli italiani, possibilmente con la partecipazione delle aziende italiane; il progetto, di ampia portata, è strutturato sul medio-lungo termine e costituirà un “progetto-pilota” da replicare, in caso di riscontri positivi, in tutti quei Paesi esteri che presentino condizioni ambientali favorevoli all’insediamento di distretti.