Come emerge dai dati statistici diffusi dal Governo Tunisino a fine 2005, la situazione macroeconomica della Paese si presenta abbastanza solida, nonostante vi sia un elevato tasso di disoccupazione (13,5 nel 2005, dato comunque in riduzione negli ultimi anni) e la bilancia commerciale sia in deficit (ma anche questo è un dato che sta lentamente migliorando). La crescita economica, stimata al 5% per il 2006, ha risentito gli effetti dello smantellamento dell’Accordo Multifibre (cessato dal 1° gennaio 2005, come già illustrato in questa rubrica lo scorso anno) che chiaramente si riverbera su di un settore considerato trainante per il paese, quello del tessile, che adesso subisce quindi la concorrenza asiatica (ma si sta correndo già ai ripari puntando su un prodotto dalla qualità più elevata rispetto a quella ottenuta dai citati concorrenti). Ottime performance hanno registrato nel 2005 il settore del turismo e quello dell’agricoltura – che costituiscono le principali fonti di occupazione del Paese -, risultati che sembrano potersi riproporre anche quest’anno.
COMMERCIO INTERNAZIONALE – Le relazioni commerciali della Tunisia con il resto del mondo sono molto sviluppate, anche perchè la Tunisia ha avviato da oltre un decennio ormai la liberalizzazione del commercio con l’estero e nel 1995 è entrata a far parte del WTO. L’80% dell’interscambio commerciale è realizzato con l’Unione Europea; i prodotti importati in Tunisia beneficiano di diversi regimi: è fondamentale sapere che il 90% dei prodotti è costituito da prodotti liberi all’importazione, la restante parte è soggetta ad autorizzazione del Ministero del Commercio (prodotti della sanità, igiene, vini e tappeti etc.) o ad autorizzazione speciale (vetture da turismo). L’Italia è il secondo principale cliente della Tunisia (con il 25% del totale dei prodotti esportati), il primo cliente è la Francia (comprensibilmente per ragioni storiche), al terzo posto ed in successione troviamo Germania, Spagna, Libia e Belgio. Anche per quanto riguarda i Paesi fornitori l’Italia si colloca al secondo posto, preceduta sempre dalla Francia e seguita da Germania, Spagna, Stati Uniti e Libia. L’interscambio commerciale, in coerenza con il trend positivo registrato nel 2004, è aumentato nel corso del 2005: le esportazioni del 12% e le importazioni del 7%. I settori in cui l’interscambio raggiunge maggiori volumi sono quelli del tessile e dell’abbigliamento, delle industrie meccaniche ed elettriche; settori questi in cui si è sviluppata la de-localizzazione produttiva da parte di imprese estere e gli accordi di collaborazione attuati dal nostro Paese, dalla Francia e dalla Germania. Un settore davvero interessante per il nostro Paese ed in forte incremento è quello dell’agroalimentare sia sul versante import che export; si pensi infatti che per quanto riguarda l’interscambio con l’Italia – come risulta dai dati ICE – dopo l’evento straordinario del 2004 che aveva registrato un saldo positivo in favore della Tunisia, la bilancia é di nuovo (in linea con gli anni precedenti) favorevole all’Italia, grazie a una fortissima crescita delle esportazioni dal nostro Paese verso la Tunisia nel settore agro-alimentare (+112 %), accompagnata ad una flessione, nello stesso settore delle esportazioni dalla Tunisia all’Italia (-35%).
GLI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI – La politica dell’attrazione degli investimenti esteri è iniziata in Tunisia quando si è deciso, nei primi anni ’90, di inaugurare un nuovo corso nell’economia del Paese, attraverso ammodernamenti e privatizzazioni che hanno garantito l’afflusso di capitali esteri. Con questa politica la Tunisia è in grado di attrarre il 6% del totale dei flussi di investimento destinati al continente africano. Dal 1990 al 2004 gli investimenti diretti stranieri sono cresciuti in maniera vertiginosa, passando da 57,7 Milioni di Euro nel 1990 a 1.229 milioni di Euro nel 2004. In Tunisia sono presenti 2.659 imprese straniere, la maggior parte delle quali europee e impegnate nel settore manifatturiero (tessile abbigliamento, meccanico, metallurgico, cuoio e calzature, chimico elettrico, ecc.), altre nel settore alberghiero ed animazione, nel settore dei servizi (informatica telecomunicazioni, consulenza), nel settore dell’energia e nell’agricoltura. Circa l’80% delle imprese del settore manifatturiero si sono stabilite in Tunisia, come dicevamo, per riesportare la totalità della loro produzione in altri Paesi. Oltre la metà di queste imprese sono a capitale totalmente straniero, e inoltre, dato interessante, una impresa straniera su quattro è italiana o a capitale italiano. L’Italia si colloca al secondo posto come Paese investitore, ma balza al primo posto se si considera il settore energetico e se si considera anche il settore agroalimentare in relazione agli investimenti in società miste. Le imprese italiane presenti in Tunisia sono circa 700, nel solo 2005 sono sorte, sempre secondo i dati forniti dall’Istituto del Commercio Estero, 60 nuove imprese a capitale italiano e sono in corso espansioni di realtà imprenditoriali già esistenti. Il settore in cui vediamo operare maggiormente i nostri imprenditori è quello del tessile-abbigliamento, ma sono stati effettuati importanti investimenti anche nel settore dell’energia nonché nei settori agricolo, edilizia, turismo, calzaturiero, elettrico ed elettronico, meccanico e metallurgico e altri. Si segnala a questo proposito un’iniziativa promossa dall’Ufficio italiano per la promozione degli investimenti facente capo all’UNIDO – Agenzia specializzata delle Nazioni Unite per la promozione di investimenti nei PVS – in collaborazione con l’omologo Ufficio tunisino che vedrà una delegazione di imprenditori italiani riunirsi a Jerba il prossimo 17 marzo, nell’ambito del partnerariato della regione di Medenine – che ospita una delle due zone franche tunisine – per promuovere partnership tra imprese italiane e tunisine che intendono avviare rapporti di collaborazione industriale nei settori dell’agro-alimentare, dei materiali da costruzione e dell’ambiente.